Federico Pernazza, Marco Spallone – Il ruolo del capitale sociale nella proposta di riforma del Diritto Societario: un’analisi giuridica ed economica
L’attività del legislatore italiano negli ultimi anni si è caratterizzata per un inusitato fermento di iniziative che investono i modelli organizzativi e la disciplina in genere delle società di capitali.
Le riforme hanno investito inizialmente le società quotate, la cui riconfigurazione è culminata, come noto, con il Testo Unico della Intermediazione Finanziaria, il D. Lgs. 24 febbraio 1998, n.58, e con i regolamenti in esso previsti, ma si estendono ormai con il decreto attuativo della legge delega 3 ottobre 2001, n.366, all’intero campo delle società di capitali, mentre si prospettano ormai riforme ancora più ampie che abbracciano anche le società di persone ed il diritto dell’impresa e delle procedure concorsuali .
A fianco dei due interventi organici citati si annoverano numerosi provvedimenti specifici, in parte emanati sull’impulso comunitario, che hanno contribuito in modo significativo alla trasformazione complessiva della disciplina e della stessa impostazione di fondo dell’istituto societario; basti ricordare la legge sulle società unipersonali e, più di recente, l’abolizione dell’omologazione giudiziaria e le altre “semplificazioni” di cui alla legge 24 novembre 2002, n. 340 e l’art. 6 della legge del 18 ottobre 2001, n.383 in tema di garanzia del capitale.
Tale fermento normativo è dovuto indubbiamente alla fatale obsolescenza del diritto societario italiano rimasto ancorato, fino ai richiamati interventi normativi, all’impianto codicistico, risultando così tra i più datati in Europa e quindi non adeguato alle contingenti istanze dell’economia.
Certo è, però, che una motivazione sempre più pressante in favore di interventi normativi è quella derivata dalla consapevolezza del ruolo della corporate governance e più generalmente dell’ordinamento societario, quale fattore di competività del sistema economico. Tale consapevolezza è maturata dapprima per le società che fanno appello al pubblico risparmio spinte, a seguito dell’integrazione dei mercati finanziari, ad un confronto diretto tra gli ordinamenti giuridici nazionali, e, più di recente, grazie alla circolazione di modelli consentita dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, anche per le società “chiuse”.
Ciò, da un lato, spiega il serrato confronto con gli altri modelli nazionali, soprattutto nell’area comunitaria, che caratterizza l’elaborazione di tali riforme e, dall’altro, impone una verifica di coerenza degli strumenti giuridici adottati con il fine di accrescimento della competitività del sistema.
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